Attrice, cantante, songwriter: sono molti i talenti di Fatoumata Diawara, una delle personalità più intriganti della giovane scena africana. Nella sua musica il rispetto per le tradizioni e il richiamo alle radici del folclore si mescolano senza discontinuità con un messaggio culturale che guarda al futuro e al mondo. “This is my time and I’m sharing my soul”, così l’artista originaria della Costa d’Avorio (ma di origini maliane) spiega in estrema sintesi il suo approccio alla musica. Nell’arco di una carriera ancora breve, Fatoumata Diawara ha incrociato alcune delle star più importanti dello show business mondiale, da Bobby Womack a Herbie Hancock, da Paul McCartney al cubano Roberto Fonseca, anche lui presente a questa edizione di Umbria Jazz. Con David Crosby e Snarky Puppy ha diviso il palco della Carnegie Hall in uno spettacolo di protest songs riscuotendo uno straordinario successo personale.
Nei dischi e nei concerti Fatoumata Diawara opera una sintesi delle sue diverse “avventure musicali”, come le chiama, con risultati che trascendono i generi e presentano una identità artistica che davvero interpreta senza alcuna barriera la musica del mondo. Di questa identità non si può tralasciare un tratto essenziale: l’impegno dell’attivista sociale che ha partecipato alle campagne contro la moderna tratta degli schiavi che colpisce i migranti africani. “Djonya”, che significa “schiavitù” in bambara, è una canzone di speranza affinché si possa cancellare ogni discriminazione etnica, religiosa e di colore della pelle. Il video che ha accompagnato la canzone ha avuto più di trentamila visualizzazioni. “London Ko” è il titolo dell’ultimo album, prodotto da Damon Albarn, con cui collabora da tempo. Il titolo suggerisce un ideale ponte tra la metropoli inglese e Bamako, cioè tra Europa e Africa. Non solo musicale.
