Benjamin Clementine e Somi, tra i più promettenti giovani artisti, a UJ18 il 18 luglio | Umbria Jazz
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Benjamin Clementine e Somi, tra i più promettenti giovani artisti, a UJ18 il 18 luglio

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Benjamin Clementine e Somi, tra i più promettenti giovani protagonisti della nuova scena musicale internazionale, a Umbria Jazz il 18 luglio, Arena Santa Giuliana

Benjamin Clementine è tra gli artisti più originali imprevedibili e carismatici della sua generazione, che bada alla sostanza e non ama gli effetti speciali.

Cantante dalla voce tenorile di grande espressività, pianista e multistrumentista, songwriter e poeta, Clementine (30 anni) con due soli album in studio ed una manciata di EP e singoli si è ritagliato un posto importante nella attuale musica d’autore.

Nato nel sud di Londra (la famiglia è originaria del Ghana) si trasferisce da solo a Parigi dove comincia a esibirsi come artista di strada e a suonare anche in bar e club.. Il primo EP esce nel 2013, e lo stesso anno il giovane londinese è protagonista di un clamoroso debutto alla BBC. La sua reputazione, come scrisse allora The Guardian, già va oltre la fin qui piccola produzione.

Due anni dopo viene pubblicato il primo album, At Least for Now, che ottiene un clamoroso ed imprevedibile successo (Top 10 di iTunes in Italia, Olanda, Svizzera, Belgio, Lussemburgo Polonia e Grecia. Numero 1 della classifica in Francia). Per questo disco Clementine vince il prestigioso Mercury Prize, che dedica alle vittime del Bataclan. È come se Nina Simone cantasse il songbook di Leonard Cohen, si scrisse di questo album.

Dell’anno scorso è il secondo album, I Tell a Fly. Nello stesso tempo collabora con Damon Albarn e partecipa alla realizzazione di Humanz, quinto album in studio di Gorillaz. Un artista raro, imprevedibile, senza fronzoli.

Così si descrive questo giovane artista già personaggio di culto:

“I am an expressionist; I sing what I say, I say what I feel and I feel what I play by honesty and none other but honesty”.

New African Jazz, potrebbe definirsi così la musica di Somi, che getta un ponte tra le radici africane e la scena jazz e soul americana. Nata nell’illinois da genitori originari di Uganda e Rwanda, vissuta tra New York, Lagos e lo Zambia, studi in antropologia ed un master alla Tisch School of the Arts presso la New York University, Somi è stata vista come una Miriam Makeba dei nostri giorni (non a caso: Somi sta lavorando ad una jazz opera dedicata alla grande cantante e attivista sudafricana) e artisticamente è stata accostata anche a Dianne Reeves, Nina Simone e Dee Dee Bridgewater.

Il debutto discografico di Somi fu nel 2003 con Eternal Motive, e l’anno scorso è uscito il quinto album in studio, Petite Afrique, il cui tema è l’esperienza dell’immigrazione negli Stati Uniti. Il disco ha vinto il 2018 NAACP Image Award come “Outstanding Jazz Album”.

Nel songbook di questa giovane cantante e songwriter si trovano le molteplici ispirazioni che provengono da mondi tanto diversi come Africa e America, legate tra loro da intensità espressiva e da una vocalità duttile ed estremamente naturale.

Somi ha anche fondato New Africa Live, una organizzazione non-profit dedicata a celebrare i migliori artisti africani contemporanei attivi nei campi della performance, arti visuali, letteratura. Per il suo impegno sul tema dei diritti civili è stata invitata a esibirsi all’assemblea Generale delle Nazioni Unite in occasione della Giornata mondiale del ricordo delle vittime della schiavitù, e poi alla Carnegie Hall per la celebrazione del ventesimo anniversario della democrazia del Sud Africa.

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